UNA VECCHIA STORIA ITALIANA: ANCHE DAVANTI ALLA MORTE NON SIAMO TUTTI UGUALI...
Nella città in cui abito uno striscione di Amnesty International da settimane reclama "Verità per Giulio Regeni" campeggiando su una strada del centro storico. Niente da eccepire, ci mancherebbe, se non che come al solito in Italia le cause e le verità sulle morti non hanno lo stesso peso. Dipende dall'interesse contingente che suscitano sul piano politco, sociale o mediatico.
A un Regeni che muore torturato in Egitto, diventando suo malgrado lo strumento per un becero patriottismo di maniera anti egiziano (stesso meccanismo psicosociale che ha caratterizzato la vicenda Marò, sebbene di segno opposto, o le vittime dell'attentato terroristico in Bangladesh), mille altre morti rimangono nell'ombra ignorate, sottovalutate, dimenticate: dalle tante vergognose "stragi di stato", ormai pagine inquietanti sui libri di Storia, alle morti di tanti giovani "per mano dello stato" (www.facebook.com/notes/fomento/elenco-di-soltanto-alcuni-ragazzi-morti-per-mano-dello-stato/190161247679186/); dal caso Stefano Cucchi, la cui famiglia giustamente da anni pretende l'accetamento della verità, alla più recente vicenda disumana che ha visto la morte dell'immigrato nigeriano Emmanuel Chidi Namdi a Fermo, sono tanti gli omicidi in Italia che attendono che venga fatta chiarezza, oltre le disgustose logiche mediatiche e la nauseante retorica nazionalista di rito.
E per le morti da tumore di cui è responsabile l'autorità nazionale (dal sindaco al ministro della salute), la cui diffusione vede Cremona ai vertici epidemiologici in Italia (morti considerate ancora come ineluttabili, effetto di un destino amaro, vissute tragicamente nell'intimo dei propri affetti...)... quanti striscioni le famiglie dovrebbero poter appendere nelle strade italiane?
Philippe De Champaigne - "Natura morta con teschio" (1671)