ANCH'IO SONO UN UOMO SENZA PATRIA (E CON POCHE ADERENZE A QUESTA REALTA')...

20.01.2016 00:05

Tutto ricomincia (o, meglio, bisognerebbe affermare "continua"), come niente fosse. Il circo barnum planetario con le sue starlette e i suoi divetti, gli oscar e le morti illustri (dopo Bowie, oggi se n'è andato anche Glen Frey degli Eagles...), un governo in Italia illegittimo, il papa che da tutti i canali tv dispensa retorica a fiumi, la vergogna del doping e delle scommesse clandestine nello sport, la cultura in ribasso (andatevi a leggere i dati statistici dell'ISTAT sulla lettura in Italia nel 2015...), il carovita al massimo storico, la vomitevole manfrina diplomatica della vicenda marò, la disoccupazione reale (non quella 'sgonfiata' a parole da renzi) che impressiona, la povertà endemica, l'idiozia dilagante delle masse che accorrono come gazze impazzite allo sventolar di lustrini (tutti al cinema a vedere zalone, l'ultimo maitre a penser del Paese!)...

 

Ce n'è già abbastanza per non uscir più di casa e imbottirsi di alcol, droga, musica, libri, sesso... e tutto quando può distogliere da ciò che identifichiamo con la realtà.

Quanto di 'reale' è rimasto nelle vostre vite comprate a peso dal consumismo capitalista? Non siete come me nauseati da questo fastidioso, opprimente rumore di fondo, dal baillame di queste nostre esistenze alla deriva  che sembrano aver smarrito se stesse?

Per mia fortuna proprio in questi giorni ho letto un grande libro, un'opera 'minore' dell'inimitabile Kurt Vonnegut. Tanto 'minore' da risultare, alla fine, un piccolo capolavoro misconosciuto. Si intitola "Un uomo senza patria", in Italia l'ha pubblicato nel 2006 Minimum Fax nella bella traduzione di Martina Testa  (già traduttrice di David Foster Wallace e Jonathan Lethem). E' una raccolta di intime riflessioni - ironiche, caustiche, sardoniche, sommesse, sgomente, incazzate, disperate e disperanti - sul presente e il passato dell'essere americani, tanto americani da sentirsi alla fine "senza patria". Il titolo originale, non a caso è: "A Man Without a Country: a Memoir of Life in George W. Bush's America". Una specie di straordinario testamento spirituale, dal momento che lo scrittore è morto nel 2007, giusto qualche mese dopo.

Anch'io sono ormai un uomo senza patria (e con poche, residuali aderenze a questa che ci ostiniamo a considerare "la realtà")...