MARCO PANNELLA (1930-2016), il più creativo, visionario, profetico, poetico, intelligente pensatore politico italiano del Novecento.
Purtroppo era già morto (politicamente) da tempo, per lo meno dalla metà degli anni Ottanta. Negli ultimi anni era diventato involuto e confuso, spesso imbarazzante (emblematiche le conversazioni a Radio Radicale con Massimo Bordin), contorto e prolisso, autoreferenziale ai limiti della maniacalità.
L'ho amato più per le battaglie e le idee del passato, per l'intuizione di aver reso 'politico' il suo stesso corpo, che per la lenta deriva degli ultimi vent'anni, quando è emersa con la sua evidente involuzione la difficoltà dei Radicali nell'identificare una linea politica chiara e nel saperla comunicare.
Con Pasolini è stato comunque il più creativo, visionario, profetico, poetico, intelligente pensatore politico italiano del Novecento.
"Parliamo dei parlamentari. Cosa contano?"
"In maggior parte sono deputati-squillo. Nel senso che vengono chiamati per alzare la mano. Il momento centrale, checché se ne pensi, è l'aula, e lì il gruppone DC-PCI si gloria di far intervenire una sola persona: il segretario e il capogruppo, il quale poi è emanazione del partito. Lo Stato dei partiti, dicono. Ma il diritto primario ce l'ha il cittadino, non il partito. Qui la massa dei deputati ha il solo dovere d'essere muta. Perché? Non si chiama Parlamento?".
(Intervista su "Il Messaggero", dicembre 1978 - da "Scritti e discorsi 1959-1980", Gammalibri 1982)