LA RIGENERAZIONE E' FINITA.
Abito da sempre a Cremona, autoproclamatasi "città della musica", benché qui la musica sia soltanto quella suonata al teatro Ponchielli (a parte la rassegna di musica antica e la stagione di classica, il resto è un profluvio di mannoie, biondi, fossati, de gregori e via scantando) o al recente Museo del Violino (in nomen...). Per le strade, l'ultima delle giunte al governo (PD + lista civica) continua a concepire la cultura come una questione elitaria, subdolamente e diabolicamente interconnessa al mercato (si organizzano i famigerati "eventi" per i tanto agognati "turisti" che dovrebbero portare una ventata d'aria fresca all'economia locale...), prona alla logica della "spettacolazione": sufficiente un presunto vip sul palco e un applaudente massa di pubblico pagante... e il gioco è fatto!
Nulla di più lontano dall'urgenza di una 'cultura dal basso' praticata dalla gente per la gente - protagonista, attiva e ideatrice, artefice di processi partecipativi reali, fondatrice di culture trasmissibili, che incida sull'idea stessa di città quale "organismo vivente" e la trasformi modellandola sui suoi bisogni più autentici.
La parola d'ordine dei pronipoti della tradizione comunista che ambiva a "educare le masse" (ricordate Gramsci?) è oggi l'avvilente "rigenerazione urbana", quando è del tutto evidente (almeno a me) che non è possibile rigenerare alcunché dalle macerie di una post-cultura stritolata dalle logiche deteriori del prodotto e del profitto (naturalmente di pochi) che sproloquia di "brand", "eventi", "rassegne" (com'è ovvio di questi tempi sotto l'egida dell'Expo...) mentre quel che resta del popolo, impoverito e disilluso, continua a nutrirsi di format e talent televisivi nella vuota evasione dal tempo e dalla stessa vita.
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