L'ASSOLUTA NULLITA' LUCRATIVA DI UNA VITA CONSACRATA ALLA BEATA PIGRIZIA.
Marcel Duchamp, « À bruit secret » (1916)
Costretto a letto dall’influenza, in questi giorni sono riuscito finalmente a leggere anche un pamphlet di Raoul Vaneigen che avevo da tempo sul comodino: “Elogio della pigrizia affinata”, “Éloge de la paresse affine” nell’originale (l’edizione italiana è della Nautilus, Torino 1998).
Solo 27 paginette nel formato eroico delle “Millelire” di Stampa Alternativa dense di concetti affascinanti che costringono a una riflessione sulla vita ossessiva che l’Occidente liberista si è scelto, vittima inconsapevole della propria “razionalità del tumulto laborioso, della miseria attiva e del fanatismo concorrenziale”.
Basti questa citazione per cogliere l’assoluta alterità del suo pensiero:
“Si rivendica il diritto di non essere nulla in un universo che ci ha già condannato al niente. È troppo o non abbastanza. C’è sicuramente un certo piacere nel non esserci per nessuno, nel volersi di una assoluta nullità lucrativa, nel testimoniare tranquillamente la propria inutilità sociale in un mondo dove un identico risultato è ottenuto attraverso un’attività nella maggior parte dei casi frenetica”.
Ben lontano dal prospettare un’interpretazione nichilista dell’esistenza (“… l’ozioso restituisce la materialità della vita – la sola che ci sia - all’universo da cui essa si crea…”, scrive a pag. 21), Vaneigen considera la “pigrizia affinata” come l’espressione più alta del vivere in alternativa alla dittatura del lavoro e alle sue logiche perverse (il culto della produttività, l’ossessione per la competizione, il tempo “libero” come parziale compensazione…).
Scrive: "La pigrizia è godimento di sé oppure non esiste. Non abbiate alcuna speranza che vi sia accordata dai vostri signori o dai loro dei. Ci si arriva come il bambino, per una naturale inclinazione a cercare il piacere e a mettere da parte ciò che lo contraria”.
Mi sono venuti in mente alcuni ‘modelli’ di vita pigra, creativa (e tra questi anche l’ultimo Roger Barrett, guardato da stampa e fan come a un povero relitto umano) e ho immaginato a come sarebbe questa nostra esistenza se fosse ‘liberata’ dal lavoro e realmente consacrata a sé stessi.
Dal letto in cui mi trovavo, dopo tutto, circondato da libri e CD, era esercizio neanche troppo difficile.
(4 gennaio 2008 /8 gennaio 2014)