LA "FAMIGLIA" E' MORTA! RILEGGETE DAVID COOPER!

22.06.2015 00:08

Mentre un manipolo di trogloditi sta tentando di riportare questo povero Paese alla notte dei tempi (caverna, donna trascinata per i capelli dall'uomo-cacciatore...) in nome di una sterile, antistorica, conformistica, pseudoscientifica opposizione alla Realtà dell'Esistere, in Italia la figura e l'opera di DAVID COOPER sono state rimosse dalla cultura nazionale,  benché non esista alcun dibattito che approfondisca identità e  senso della cosiddetta 'famiglia naturale' (o biologica).

Fondatore con Ronald Laing negli anni Sessanta a Londra del movimento dell'Antipsichiatria, autore di numerose opere fondamentali per una visione alternativa della relazione uomo-Realtà, DAVID COOPER è l'autore dell'epocale, iconoclasta "LA MORTE DELLA FAMIGLIA. IL NUCLEO FAMIGLIARE NELLA SOCIETA' CAPITALISTICA", pubblicato in Italia da Feltrinelli nel 1972. Un saggio duro, urticante, ultimativo che offrì in quegli anni un'analisi spietata del "superporco bisesssuato" (definizione dello stesso Cooper della famiglia) come generatore di comportamenti devianti e patologici.

Perché il paradosso della difesa acritica della famiglia come esperienza 'naturale', 'biologica', deterministicamente data (da dio), è che la famiglia è tramontata  come istituzione storicizzata nella deflagrazione dei molteplici modelli alternativi esistenti. Negarne la legittimità (sulla base di un giudizio di valore) è negarne stoltamente l'esistenza.

Leggere/rileggere "La morte della famiglia" oggi, liberato finalmente dalle scorie dell'ideologismo comunista degli anni Settanta, che ha indubbiamente contribuito a determinarne l'eclisse culturale, è un'esperienza illuminante per entrare nelle dinamiche del presente e sorridere della proterva, becera, violenta campagna di terrorismo psicologico brandita da gran parte dei movimenti (d'ispirazione o di matrice) cattolici italiani.

Perché alla famiglia 'tradizionale', come ha scritto Cooper, "non si deve lasciare nulla. Madri padri, fratelli, sorelle, figli e figlie, mariti e mogli, tutti ci hanno pre-de-ceduto. Non sono lì come individui a cui possiamo lasciare qualcosa o che si possano lasciare da qualche parte in noi stessi. Il sangue della consanguineità è già fluito nei rigagnoli delle strade famigliari suburbane".

"L'epoca dei parenti è finita perché il parente invade il centro assoluto di noi stessi come noi invadiamo il suo, a meno che non comprendiamo bene questa Volontà. Speriamo che alla fine della nostra vita ci rimanga un immenso anche se battuto amore da lasciare, e anche una disperazione finalmente sconfitta. E allora lasciamo l'una e l'altra agli uomini, alle donne e ai bambini.

Io lo farò."