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Lucio Battisti, nostalgia di una generazione...
15.08.2014 00:08
Lucio Battisti su "Il Fatto Quotidiano" dell'11 agosto scorso. Titolo: "L'amore al tempo di Lucio Battisti". Travaglio, Scanzi, Veltroni (!?), Delbecchi, Bordone a farne l'apologia. Doverosa, nulla da eccepire, soprattutto per quelli della mia età, cresciuti con le sue canzoni come sottofondo (la mia colonna sonora dell'epoca: "Io tu noi tutti", quella di "Si viaggiare" e "Amarsi un po'"...). Battisti sembra essere stato rimosso dalla memoria collettiva...
Ma è poi vero, come scrivono contraddittoriamente, che la sua musica sia 'eterna'? Che "i ragazzi continuano a canticchiare Lucio Battisti"?
Mio figlio, che ha 18 anni, lo conosce, certo; senz'altro ha sentito qualche sua canzone, quelle più conosciute... Ma si può con questo sostenere che la sua musica abbia attraversato più generazioni fino a quella dei nostri figli e sia destinata ad incidersi anche nella memoria delle successive?
La musica è destinata a durare così a lungo? Ad essere tramandata di padre in figlio, a resistere a cataclismi mass-mediologici come quelli che nel volgere di qualche decennio hanno rivoluzionato i modi storicizzati di produrre e ascoltare musica?
Bach è conosciuto e ascoltato abitualmente dai giovani di oggi? E Mozart? E John Coltrane?
Quello del Fatto non è, piuttosto, un patetico, inconscio tentativo di mantenere in vita la nostalgia, gli ideali, i sogni, i ricordi... le emozioni di una generazione che rivendica, attraverso Battisti, il diritto di sopravvivere a sé stessa?
Battisti è il più grande, in Italia, per molti della mia età (40-50enni), non certo per mio nonno (se fosse ancora vivo canterebbe Modugno...), né per mio padre (che a volte canticchia Nico Fidenco...).
Quanto a mio figlio, canta John Legend e Skilla...