LA COLTELLATA MORTALE DI ELIZABETH SMART.
Mentre da una finestra irrompe nella mia casa il tema di "Hotel California" degli Eagles suonato da un'improbabile pianola elettrica da sagra del pesce (ah, quanta compassione è necessaria per continuare a sopportare la convivenza con il genere umano!), ripenso a un libriccino appena concluso. Una folgorante scoperta casuale, due euro e cinquanta su un banchetto di un mercatino rionale. Pubblicato dall'editore genovese Il Melangolo nel 1993, ancora in catalogo nonostante sia diventato un reminder, "L'assunzione di farabutti e mascalzoni" (davvero suggestiva la traduzione di Alessandra Calanchi) è l'ultimo libro scritto nel 1980 da Elizabeth Smart.
Un capolavoro di diaristica, il cuore di una donna speciale 'messo a nudo' in un potente stream of consciousness che è una riflessione sul senso di questa nostra esistenza fatta di noia e fatica, improvvise esaltazioni e sprofondi nell'abisso della più cupa depressione. Nel capitoletto "La storia della nostra vita" questo incipit che è una coltellata al petto, mortale:
C'era una volta una donna che era proprio uguale a tutte le altre donne. Si sposò con un uomo che era proprio uguale a tutti gli altri uomini. Ed ebbero dei figli che erano proprio uguali a tutti gli altri figli. E pioveva tutto il giorno.
La donna dopveva sturare l'acquaio in cucina quando si otturava.
L'uomo andava al pub ogni venerdì, sabato e domenica. Le altre sere si riparava la bicicletta rotta, faceva la schedina e sognava di diventare ricco e potente.
La donna leggeva romanzi rosa e sognava una vita diversa.
I bambini litigavano e strillavano e giocavano e avevano i lividi sulle ginocchia.
Alla fine, morirono tutti.
Insisti sui dettagli volgari? Sul pettegolezzo fine a se stesso? Che disgustosa ingordigia!
Molto bene.
Capitolo primo: nacquero.
Capitolo secondo: si stupirono.
Capitolo terzo: amarono.
Capitolo quarto: soffrirono.
Capitolo quinto: si riconciliarono.
Capitolo sesto: morirono.