Il racconto per FuocoFuochino uscirà in settembre.

18.06.2015 11:22

 

"Finale", il racconto breve che ho scritto nel 2011, verrà pubblicato da FuocoFuochino in settembre con una lusinghiera presentazione di Federico Centenari, giornalista e scrittore cremonese, autore di uno splendido romanzo jazz purtroppo ancora inedito (per la solita questione per cui in Italia si continuano a pubblicare i polpettoni di un Bruno Vespa o di un Severgnini ma non ci si assume il rischio di far esordire un (ormai ex) giovane esordiente...).

Quella che segue, invece, è un'altra presentazione al mio racconto 'regalatami' dall'amico Riccardo Orsoni, eccezionale pittore con una contagiosa  vena Fantasy e surrealista  (andate al suo sito www.orsoni.altervista.org/  e converrete con me), arrivata purtroppo in ritardo... Anche solo per un mio mero vezzo narcisista non poteva rimanere inedita:

 

"Prendi un disco, prendi un LP, quelli in vinile magari di quarant’anni fa, pesca a caso nella collezione di un appassionato e con queste premesse non puoi sbagliare, l’illustrazione della busta è un manifesto affisso su qualche muro della coscienza collettiva di quei ragazzi di quelle due o tre generazioni, che l’odore del vinile quando esce, evoca. Qualcosa prende forma, non ha ancora una consistenza ma un mondo si sta delineando.

Mettilo sul piatto, fallo girare. Ha senso dove sei? Chi c’è nell’altra stanza? Cosa mangerai dopo? Certo che ha senso, soprattutto chi c’è nell’altra stanza ma...dopo, ora non molto, perché sei alle prese con questa cosa delle emozioni di vinile.

Ascolti, mandi avanti, giri e ascolti.

E’ tutto tirato? E’ tutto smielenso. Difficilmente. Quasi sempre hai l’alternanza. Un pezzo veloce con curve strane che non avresti mai pensato, un pezzo dolce che risuona nelle emozioni non tue ma di quello che eri vent'anni fa e ti ritorna tutto come se uno specchio lo permettesse. Ma non è malinconia. Non tutto. A volte le tue percezioni risuonano adesso sulla tua struttura esperienziale che allora non avevi, e lo specchio (magia!) funziona al contrario: ributti addosso a quel ragazzo che ascoltava il brano per la prima volta la ricchezza della tua matura sintesi (definitiva?) e gli dai forza coraggio e saggezza che ne avrà bisogno.

Se capisci quello che dico forse capisci un po’ anche Luca Ferrari. Luca è così. Un pezzo di Luca. Lui è molto di più. Molto di più di questo e molto di più di tanti. Molti sono quello che sono, ci parli e vedi il loro mondo, i loro problemi, i lamenti a spazi bi-settimanali e le aspettative del giorno dopo.

Di Luca, se ci parli, vedi quei libri pop-up, per adulti (se esistono), ogni pagina è un argomento e ogni argomento esplode un mondo di fantasia elegante e colta fatta di poche parole mirate che fluiscono sul binario della gestualità. Movimenti piccoli, congeniali, che triangolano stretto con l’espressione.

Ogni pagina ha colori diversi, toni che cambiano in alternanza, incazzatura compresa, come quel disco.

Non credo che Luca veda il libro pop-up. Quello lo vedo io, che sono più visivo, lui è più musicale e possiamo forse dire che è e scrive come è e suona quel disco: un’armonia di brani dalle alternate sfumature dolci e forti, leggere e profonde.

Di più: credo che lui abbia una mappa musicale che accompagni ogni sua riflessione (cosa da molti), ogni suo scritto (cosa da taluni), ed ogni riferimento di questa mappa lui lo fa vivere con un metadato in suo possesso (cosa da pochi). Inquadra il periodo storico, la circostanza, e l’umanità dell’artista, per capire profondamente cosa sta risuonando e quindi cosa sta vivendo.

Questo racconto pubblicato da Fuoco Fuochino è un punto di riferimento di quella mappa, un brano di quel disco, una pagina di quel libro. Di certo non delle più allegre. Un blues grigio cemento che bandisce ogni ipocrisia.

Non denuda… scarnifica. Rompe ogni pensiero-capsula e va dentro al disagio, alla rassegnazione. Ma Luca non è mai monocromo: zoomando nel racconto arrivano frammenti di accudimento... di amore, cosi come in un azzurro spento di Seraut vibrano puntini gialli e arancione… Ma è la paura del tuo finale che ti viene leggendolo".